Un lieve ma profondo “romanzo” formato da racconti, storie autobiografiche, piccoli saggi di costume.
Ogni brano rimanda a qualche altro in una rete linguistica, biografica, sentimentale. “Come certi disegni coi pastelli a cera che facevo a scuola, incidendo strati sovrapposti a scoprire la trama sottostante”, alla superficie di questi testi così differenti emergono sorprendenti connessioni che rivelano un’unica trama segreta. Il protagonista di molti brani, Charles Cros, non è frutto di fantasia esterofila. È una combinazione del caso, come rivela verso la fine il racconto Assenzio (Sulla vera identità di Charles Cros). Altri personaggi sono sospesi tra ricordo, realtà e fantasia, tra le più nitide figure dei famigliari e scorci di città, principalmente Bologna e Parma, teatro per Mazzacurati di sentimenti, di memorie.
Riferendosi allo scontro fra toro e matador nella corrida, il titolo allude al sentimento umano più caro all’autore: la compassione.
«Mazzacurati rimanda a mondi ulteriori e porta queste strane prose inclassificabili a pieno titolo ai vertici di quelli che Calvino chiamava “racconti straordinari”» (Ernestina Pellegrini dalla Postfazione)